El Paso: scarsità d’acqua e consumo del bacino sotterraneo hanno motivato un sistema che nel futuro potrebbe diventare sempre più comune

 

L’acqua della Terra è sempre la stessa: nel bicchiere potrebbe esserci una goccia bevuta da Giulio Cesare. Ma il ciclo dell’acqua è alterato e si fa più scarsa a causa della crescita della popolazione, delle città e dei consumi; sprechi e dispersioni; riscaldamento climatico e siccità. Tra captazioni per usi agricoli, industriali, domestici, laghi e fiumi anche grandi come il Colorado sono esausti. Fra le soluzioni, si pensa al riciclo delle acque reflue, dal rubinetto allo scarico e ritorno, dallo sciacquone alla fogna e ritorno. La tecnologia per ritrasformarla in potabile esiste. Nel 2015 Bill Gates aveva fatto una dimostrazione bevendo un bicchiere d’acqua processata da un deposito di deiezioni grazie a un impianto high-tech di piccola scala. Ma a El Paso, nel Texas meridionale, un’area di scarsissime precipitazioni, sperimentano un progetto pilota di riciclaggio dall’acqua fognaria da reimmettere nelle conduttore per i rubinetti di tutta la città.

El Paso conta 700mila abitanti ed è collocata nel deserto di Chihuahua. È nata, assieme alla consorella Ciudad Juarez in Messico, potendo contare sull’abbondante riserva della falda sotterranea dell’Hueco Bolson, cui attinge anche la città messicana diripetto. El Paso consumava negli anni Ottanta procapite 776 litri di acqua al giorno, uno sproposito anche rispetto agli elevati standard degli Usa di 424 litri. Il livello del bacino si è ridotto di 45 metri dal 1940 al 1999. A questo ritmo, sarà prosciugato nel 2025. In una delle zone più aride del mondo, la fine del bacino significherebbe la fine di due città. Ergo, non c’è altra soluzione che ricorrere alla fogna, secondo quanto la utility di El Paso viene studiando fin dagli anni ’90 per impulso di un suo manager, l’ingegnere Ed Archuleta, oggi in pensione. La lotta allo spreco e il razionamento per irrigare giardini sono state le prime tappe: la campagna ha portato i cittadini a una media di consumo di 484 litri giornalieri. Ma non basta. Nel 2011 non ha piovuto per 119 giorni consecutivi e il prelievo rischia di esser maggiore della capacità di ricarica naturale del bacino, dove peraltro solo l’acqua superficiale è dolce.

I sali precipitano in fondo e si è è pensato di costruire impianti di desalinizzazione per utilizzare l’acqua profonda. Nel 2007 El Paso ha inaugurato il Kay Bailey Hutchinson, il più grande impianto di desalinizzazione al mondo nell’entroterra. Trasforma ogni giorno 105 milioni di litri d’acqua salata sotterranea, secondo quanto riporta Quartz, in potabile. Ma l’ultima risorsa adesso è l’acqua di fogna. Già negli anni Ottanta si è cominciato a riciclarla attraverso un percorso di filtraggio tra rocce e sabbie per poi riversarla nell’Hueco Bolson, dove, mescolata a quella del bacino, veniva risucchiata e passata per la depurazione. Il livello del bacino ora si è stabilizzato. Ma per garantire il rifornimento a El Paso si vuole saltare il passaggio della reimmissione dell’acqua ripulita nel bacino e di canalizzarla direttamente ai rubinetti dopo il transito negli impianti di depurazione. Un processo che interessa molte altre località del mondo, a cominciare da Juarez, alle prese col problema dell’acqua: lo scorso luglio l’azienda cittadina ha organizzato una visita per amministratori locali di altri paesi per mostrare come funziona il sistema che presto potrebbe esser impiantato in molte città assetate.

 

Articolo di Marco Perisse tratto da gqitalia.it